Il servizio di Counselling e Coaching (chiamato qui professionista) si pone come un processo di apprendimento, attraverso un’interazione tra counselor/coach e cliente, o clienti (individui, famiglie, gruppi o istituzioni), che affronta in modo olistico problemi sociali, culturali e/o emozionali.
Il professionista può cercare la soluzione di specifici problemi, aiutare a prendere decisioni, a gestire crisi, migliorare relazioni, sviluppare risorse, promuovere e sviluppare la consapevolezza personale, lavorare con emozioni e pensieri, percezioni e conflitti interni e/o esterni.
L’obiettivo delle sedute di counselling/coaching è di fornire ai clienti opportunità di lavoro su se stessi, nell’ottica di raggiungere maggiori risorse e ottenere una maggiore soddisfazione come individui e come membri della società.
Il professionista è un operatore d’aiuto in tutte quelle situazioni che hanno a che fare con relazioni umane, da quelle professionali a quelle interpersonali fino a quelle con se stessi.
Il concetto di relazione d’aiuto si può intendere in varie maniere naturalmente: una è quella dell’aiuto
attraverso la relazione, in cui la relazione appunto fra operatore e cliente è paradigma relazionale, la cui
qualità funziona come esempio per le altre relazioni.
Altra implicazione possibile è che si tratti di aiutare ad aiutarsi: l’operatore in questo caso avrebbe una funzione di catalizzatore di avvenimenti interni, e non di sostituto di capacità mancanti.
Pertanto
- Il professionista non detiene una “conoscenza” come “sinonimo di potere” sul cliente. La conoscenza di ognuno ha uguale validità, ed è solo perché il cliente chiede l’intervento del Counsellor che questi può intervenire proponendo punti di vista diversi, allo scopo di facilitare i cambiamenti richiesti dal cliente. Se il cliente non li accetta, non significa che sbaglia: ha il pieno diritto di ritenere più adatti i suoi punti di vista. Naturalmente anche il Counsellor ha il diritto di mantenere i suoi punti di vista, e di dichiarare una incapacità di intervento alle condizioni del cliente.
- Il professionista per “aiutare attraverso la relazione” deve essere in relazione e per essere in relazione deve stare nel campo dove si trova il cliente (teoria del campo di Lewin), oppure anche “stare sotto lo stesso orizzonte degli eventi”, secondo l’espressione usata da Bateson, cioè partecipare all’esperienza che sta facendo il cliente.
- Il professionista è pagato dal cliente, che non ha nessuna voce in capitolo nella vita del cliente se non nei termini richiesti dal cliente. Su richiesta può fornire opinioni, ma si ritiene quideontologicamente scorretto che fornisca consigli, anche se richiesti.
- Il professionista è un agevolatore della comunicazione, interpersonale o intrapsichica che sia: è suo compito aiutare le parti in causa a capirsi cognitivamente, a riconoscersi vicendevolmente sul pianoemozionale, a scoprire modalità di dare forma alle molteplici correnti intrapsichiche in modo da renderle ponte d’interazione col mondo esterno e materiale di scambio nella relazione.
- La più significativa capacità di aiutarsi dell’essere umano è qui considerata la creatività: un compito fondamentale del professionista è di promuovere nel cliente l’attivazione della creatività, che qui si intende caratteristica naturale, contingentemente ipotrofica ma potenzialmente disponibile.
- Il Counselling ha una funzione culturale di primo piano nella società moderna e si inserisce come una risorsa e una possibilità di ricerca e di sviluppo organici ai bisogni emergenti, che oltre ai rapporti sociali interessano anche quelli professionali. Uno sviluppo delle capacità di comunicazione è di importanza centrale per tutte quelle professioni che trattano con il pubblico attraverso una relazione differenziata.
Il Cliente è persona, coppia, famiglia o organizzazione che richiede di essere aiutata mediante un’opera di supporto, o percorso formativo, in un processo di sviluppo personale.
La relazione tra il Counsellor e il Cliente si basa su un accordo di intenti sul tipo di trattamento, ricerca,
ascolto, guida, supporto o percorso formativo.
L’attitudine del Counsellor è basata sul rispetto per i diritti umani e sull’accettazione delle differenze personali e culturali. L’approccio è sotteso a un assetto di valori che in special modo implicano rispetto, integrità, autorità e autonomia.
Rispetto significa accettazione della persona come individuo, ma non necessariamente accettazione di tutti i suoi comportamenti: questo situa l’uguaglianza entro i confini della relazione professionale. Il professionista deve essere consapevole delle differenze personali e culturali.
Integrità significa onorare il diritto dei clienti di mantenere i loro confini fisici ed emotivi e impegnarsi a non sfruttare i clienti in alcun modo.
Autorità significa riconoscere il diritto del cliente di autodeterminarsi e di stabilire i propri obiettivi per il
proprio personale benessere.
Autonomia significa riconoscere la libertà del cliente di esprimere se stesso, i suoi bisogni e le sue
credenze.
Il professionista dichiara di aver sviluppato la capacità di lavorare con il cliente con strumenti efficaci e
adeguati all’obiettivo che si intende raggiungere.
Il professionista si impegna a farsi carico della formazione permanente, cioè del proprio ulteriore sviluppo
personale e professionale, e della propria supervisione.
Il professionista si impegna ad accordarsi sui più alti livelli di competenza di cui si è capaci senza
addentrarsi in attività in cui si manchi di esperienza o in cui non si sia capaci di agire con autonomia di
giudizio e obiettività. Il professionista si ritira dalla consulenza, temporaneamente o definitivamente qualora emergano situazioni per le quali le sua capacità o risorse personali siano inadeguate a quanto richiesto.
La relazione d’aiuto che si instaura con il cliente termina con la conclusione del contratto. Alcune responsabilità professionali continuano anche dopo il termine del contratto. Esse sono:
- Mantenere un alto grado di riservatezza.
- Evitare ogni forma di uso della relazione per scopi diversi da quelli originari.
- Essere disponibili per eventuali bisogni successivi.