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La storia è la ricostruzione logica e ordinata di fatti accaduti all’umanità, scritta dagli storici.

Il lavoro dello storico

Il lavoro dello storico si articola in diverse fasi:

  • Ricerca delle fonti
  • Confronto e analisi delle fonti
  • Ricostruzione ordinata dei fatti
  • Interpretazione dei fatti (che deve essere il più possibile imparziale e oggettiva)

Differenza tra storia e cronaca

Storia e cronaca sono cose diverse: la cronaca raccoglie i fatti che accadono o che sono accaduti e li registra senza dare alcun giudizio o interpretazione. La storia invece prevede che i fatti registrati vengano interpretati.

Le fonti

Fondamentali per la ricostruzione storica sono i documenti o fonti. Esistono fonti primarie o dirette e fonti secondarie o indirette.

  • Le fonti primarie o dirette sono le fonti più importanti, che si possono vedere, toccare, sentire.
  • Le fonti indirette o secondarie sono costituite da tutti i libri di storia che si possono consultare per sapere ciò che è successo in un periodo. Sono fonti indirette perché sono frutto del lavoro di uno storico, che ha scelto i documenti e che li ha messi insieme secondo una sua interpretazione.

Le fonti primarie o dirette

La storiografia attuale considera fonti, o documenti storici, tutte le tracce, umane e naturali, del passato che lo studioso è in grado di interrogare e interpretare criticamente.

A partire dalla seconda metà del ‘900 si è andato diversificando l’uso delle fonti da parte degli storici. In passato erano considerate fonti storiche solo le testimonianze scritte, i monumenti, musica e pittura. L’avvento di nuove tecnologie di comunicazione e di conservazione della memoria, come ad esempio la fotografia e il cinema, ha fatto sì che il ventaglio delle fonti si ampliasse. Inoltre nel corso del XX secolo gli storici si sono interessati a diversi aspetti della realtà del passato prima ignorati. Si sono così moltiplicati gli “oggetti” sui quali incentrare la ricerca storica.

Oggi vengono considerati fonti potenziali tutti gli elementi di realtà, di qualunque natura e genere, a disposizione dello storico.

Tradizionalmente sono considerate fonti le seguenti tipologie di fonti: scritte, iconografiche, materiali, orali. Ma recentemente ne sono state definite anche altre categorie: paesaggistiche, multimediali, visive e sonore.

Le fonti scritte

Queste fonti, e in particolare quelle conservate negli archivi (fonte archivistica), sono state considerate per lungo tempo dagli storici le uniche fonti degne di essere considerate.

Si considerano tra le fonti scritte anche i registri di soggetti fiscali, i registri parrocchiali, le fonti letterarie e così via. Inoltre si considerano anche alcune fonti di memoria come i documenti personali conservati da privati.

Antifonario sec. XIII, Palazzi pubblico, Siena.

Le fonti iconografiche

Tra le fonti iconografiche ricordiamo le incisioni rupestri, gli affreschi medioevali e le espressioni artistiche in genere, le mappe storiche, le fotografie, i film. Queste fonti sono state tra le prime usate e studiate dall’uomo. Le fonti iconografiche implicano un attento lavoro di osservazione: è necessario saper porre loro le giuste domande affinché da esse si traggano il maggior numero di informazioni possibili.

Le fonti iconografiche sono di grande impatto, perché sono di immediata fruizione e consentono di visualizzare scene di tempi e luoghi del passato.

Guidoriccio da Fogliano, Simone Martini, Palazzo pubblico, Siena, 1330.

Le fonti materiali

In questo insieme possiamo includere oggetti artistici o artigianali, monete, strumenti di lavoro, reperti museali, ma anche tutte le fonti architettoniche, e tutti gli oggetti familiari riferiti alla storia generazionale.

Anfiteatro Flavio, detto Colosseo, Roma.

Le fonti orali

Le fonti orali, interviste o testimonianze, rientrano nell’insieme delle fonti di memoria e cominciano ad essere utilizzate con una certa sistematicità solo nel Novecento, parallelamente all’invenzione di nuove tecnologie che permettono la fissazione e la riproduzione della voce umana.

Queste fonti acquisiscono una certa importanza soprattutto per il fatto che raccolgono informazioni anche sulle classi subalterne, per le quali le fonti scritte tradizionali non forniscono documentazione sufficiente. Le fonti orali sono importanti per la comprensione della storia della mentalità e della cultura materiale.

Le fonti orali sono indispensabili per tutte quelle situazioni per le quali il documento scritto non esiste o è presente in maniera episodica o comunque insufficiente.

Le fonti paesaggistiche

Le fonti paesaggistiche sono costituite da quei segni del passato di cui sono pieni i paesaggi rurali e urbani: si tratta di reperti archeologici, conformazioni del terreno, opere dell’uomo che hanno trasformato e umanizzato un ambiente naturale e lo hanno reso ben differente da quello che la storia ci ha tramandato.

Valsugana, Lago di Caldonazzo, Comune di Calceranica.

Le fonti multimediali

Con lo sviluppo dei nuovi media si assiste alla creazione di nuovi oggetti tecnologici nei quali l’integrazione di hardware e software favorisce la contemporanea attività di ricezione, di elaborazione, di strutturazione, di organizzazione e di comunicazione dell’informazione nelle sue diverse forme testuali, iconografiche, sonore, animate, audiovisive, in definitiva multimediali.

Le fonti sonore

Dal punto di vista quantitativo la storia ascoltata è più di quella letta. Musica, canti, suoni e rumori inseriti in un paesaggio sonoro, strumentazioni audiovisive, racconti orali appartengono a questo gruppo.

Le fonti visive

Negli ultimi tempi si tende a riunire tutta una serie di fonti con il termine di fonti visive. Per riassumere si intendono tutti i tipi iconici, scultorei, paesaggistici, architettonici, ma anche i testi storiografici visivi come mostre, documentari, prodotti multimediali, film ad argomento e sfondo storico, illustrazioni di testi sui manuali, carte geostoriche, mappe, modelli, elaborazioni grafiche che si trovano in ogni testo storico.

Le epoche della storia

La STORIA viene fatta iniziare nel 3000 a.C., data che corrisponde, all’incirca, all’invenzione della SCRITTURA.

La storia dell’uomo è suddivisa in quattro periodi.

  • Età antica: inizia nel 3000 a.C con l’invenzione della scrittura e finisce nel 476 d.C con la caduta dell’Impero romano d’occidente.
  • Età medievale: inizia nel 476 d.C. e finisce nel 1492 d.C. con la scoperta dell’America. Il medioevo è diviso in Alto medioevo ( dal 476 al 1000) e Basso medioevo (dal 1000 al 1492)
  • Età moderna: Inizia nel 1492 e finisce nel 1789. anno di inizio della rivoluzione francese.
  • Età contemporanea: inizia nel 1789 e finisce… oggi

Queste date sono state scelte dagli storici: si tratta di date definite in modo convenzionale perché corrispondono ad eventi che hanno cambiato radicalmente la vita dei popoli.

Come si indicano i secoli

Il secolo è un periodo di tempo che ha una durata di 100 anni, quindi 10 decenni formano un secolo. Il simbolo per indicare il secolo è “sec.”. I secoli si indicano con i numeri romani.

Questi sono i numeri base, con cui si costruiscono tutti gli altri.

I primi dieci numeri romani sono:

Per sapere come si calcolano i secoli e quindi capire a quale secolo appartiene uno specifico anno, bisogna fissare un punto di riferimento: secondo il calendario Gregoriano, cioè il nostro, è la nascita di Cristo.

Prima dell’anno 0 gli anni sono contrassegnati con la sigla a.C. che significa avanti Cristo, cioè prima della nascita di Cristo; dopo l’anno 0 gli anni sono contrassegnati con la sigla d.C. che significa dopo Cristo e si riferisce agli anni dopo la nascita di Cristo. L’anno 0 non appartiene a nessun secolo, ma è al centro (è lo “spartiacque”).

I secoli dopo la nascita di Cristo iniziano da I sec. d. C, ovvero il primo secolo dopo Cristo e finiscono ai giorni nostri, noi siamo nel XXI sec.

Fonti di questo articolo

http://www.storiaindustria.it/scuola_didattica/metodologia_didattica/dwd/clio/Fonti_Tipologie.pdf