La crisi di fine secolo
Anche se quasi ovunque la fine dell’Ottocento ha portato a un grande sviluppo della partecipazione popolare alla vita politica, l’Europa della Belle époque è tutt’altro che socialmente pacificata.
Le questioni che mettono in difficoltà e sistemi politici europei sono:
- l’ampliamento del diritto del voto,
- la crescente sindacalizzazione del mondo del lavoro,
- il diffondersi di movimenti di massa.
Molti paesi attraversano, in forme diverse, momenti di crisi politica che mettono in discussione le istituzioni liberali, a partire dal sistema parlamentare.
Si assiste quindi ad una svolta autoritaria che mette in discussione le istituzioni liberali. Ricordiamo, a titolo di esempio, quello che è capitato in Francia, in quel periodo lacerata da fenomeni di antisemitismo e da ricorrenti tentativi di colpi di stato da parte dell’estrema destra.
Tensioni internazionali
Ma ancora di più di quelle interne erano le tensioni internazionali a provocare crepe sempre più profonde nella superficie dorata dell’Europa della Belle époque. Ne citiamo solo alcune.
La guerra tra inglesi e boeri
Il primo esempio ci è fornito proprio dalla Gran Bretagna e dalla guerra che essa condusse nel 1899 contro i boeri. I boeri erano i discendenti degli antichi coloni olandesi in Sudafrica. Il conflitto che assunse caratteri barbarici annuncia la violenza e la disumanità che caratterizza il ventesimo secolo.
La guerra anglo-boera fu una guerra tra bianchi, che costrinse il governo inglese a impegnare molte centinaia di migliaia di soldati per piegare la resistenza dei boeri, o afrikaner, cioè popolo dell’Africa i quali si rifiutavano di sottomettersi alla corona inglese. Il conflitto aveva fondamentalmente motivazione di tipo economico e politico: riguardava cioè il controllo delle ricchissime miniere di oro e di diamanti e la volontà degli inglesi di impedire la penetrazione dell’area da parte dei tedeschi, che appoggiavano i boeri nel loro tentativo di conservare l’indipendenza da Londra.
Fu uno scontro lungo, durò oltre due anni, e decisamente feroce. per la prima volta vennero impiegate contro altri bianchi pratiche di guerra fino ad allora utilizzate esclusivamente in aria coloniale. Venivano incendiati i villaggi e distrutte le risorse, furono operate per la prima volta deportazioni e uccisioni di massa. Per impedire che sostenessero la guerriglia boera, gli inglesi rinchiusero poco meno di 200 mila civili (uomini donne e bambini, bianchi e neri) in campi di concentramento. Il campo di concentramento è quindi un’istituzione nata fuori dall’Europa, ad opera di europei, che divenne poi, con i lager nazisti con il gulag sovietici, il simbolo stesso della violenza del Novecento.
Le disumane condizioni di vita nei campi e le malattie provocarono la morte di 32000 civili, di cui 20 mila bianchi 12 mila neri.
I caduti tra i militari inglesi della guerra furono circa 22 mila, quelli boeri 8000. Il che vuol dire che il numero dei civili vittime dei campi eguagliò quello dei militari. Anche da questo punto di vista il conflitto anglo boero annuncia la tragedia di un secolo in cui la guerra diventerà totale, in cui vedremo ancora per più di trent’anni europei contro europei.
Russia contro Giappone
Video I giapponesi attaccano la Manciuria
Se la guerra anglo-boera aveva dimostrato che gli europei erano pronti ad infliggersi un tipo di violenza che rendeva sottile la barriera tra combattenti e civili, il conflitto russo-giapponese del 1904-1905 mise invece in evidenza la realtà della nuova guerra industriale.
Lo scontro nacque per il controllo della Manciuria e della Corea tra la Russia e il Giappone. Infatti la Russia voleva ampliare ulteriormente i suoi domini asiatici e il Giappone aveva avviato una politica espansionistica. In Europa si guarda al conflitto con la certezza che il colosso russo avrebbe spazzato via il Giappone. Ma, malgrado l’apparente sproporzione delle forze a loro vantaggio, i russi uscirono perdenti dal conflitto che fu condotto con largo impiego di artiglierie e di navi da guerra. I giapponesi, prima presero la base russa di Port Arthur, poi sconfissero i russi nel marzo del 1905, quindi annientarono la grande flotta dello zar nel mar Baltico nel maggio del 1905. I russi dovettero arrendersi. Questo evento lasciò sconcertata l’opinione pubblica europea. Per la prima volta infatti un popolo asiatico, considerato inferiore, aveva sconfitto una grande potenza Europea, proprio grazie agli armamenti, alle navi e ai cannoni, frutto di un evoluto apparato industriale.
Anche in questo caso possiamo considerare che questa guerra ha anticipato le tragedie del ventesimo secolo con i suoi milioni di morti, anche grazie all’utilizzo di armi sempre più sofisticate e con una potenza distruttiva sempre maggiore.
Le crisi marocchine
Abbiamo visto che l’imperialismo di fine secolo aveva motivazioni di tipo politico e di tipo economico. Il campo coloniale era diventato terreno privilegiato per la politica di Potenza che metteva in opposizione sempre di più i grandi stati europei. La politica coloniale voleva esercitare il primato sul continente più che nelle colonie. Nel 1898 Parigi e Londra avevano rischiato lo scontro armato con l’incidente di Fashoda.
Se l’incidente di Fashoda si conclude con un accordo, il punto di svolta nella crisi delle relazioni internazionali che avrebbe condotto alla prima guerra mondiale furono le crisi marocchine del 1906 e del 1911 che videro confrontarsi questa volta la Germania e la Francia. Dopo l’incidente di Fashoda Londra e Parigi avevano sottoscritto nel 1904 un patto di amicizia chiamato Intesa cordiale che riconosceva il dominio inglese in Egitto e la legittimità dell’ambizione francese di stabilire un protettorato in Marocco.
L’accordo tra due paesi che pochi anni prima erano stati sull’orlo di combattersi riguardava per ora la periferia del nord Africa, ma nasceva in realtà da tensioni tutto europee. Gli inglesi e i francesi guardavano con diffidenza l’accelerazione dell’armamento navale tedesco. Infatti la Germania aveva varato un piano di ampliamento delle flotte militari, che era percepito come una minaccia. Gli inglesi temevano per la loro supremazia sui mari. I francesi guardavano ancora con ostilità la Germania dopo la sconfitta subita nel 1870, nella guerra franco – prussiana: i francesi attendevano ancora la loro vendetta.
L’accordo tra Francia e Inghilterra non piacque all’imperatore tedesco che si dichiarò difensore dell’indipendenza del Marocco. In un clima di grande tensione, il contrasto ebbe una soluzione diplomatica che riconobbe l’indipendenza del Marocco ma sotto il controllo militare e finanziario europeo.
Nel 1911 la questione si riaprì: la Francia inviò delle truppe per aiutare il sultano del Marocco nella sua lotta contro alcune tribù ribelli e l’imperatore tedesco reagì. Infatti giudicò l’intervento dei francesi come un’occupazione e quindi inviò un incrociatore nella rada di Agadir. Anche in questo caso non si ricorse alle armi ma la tensione fu risolta con alcuni negoziati per i quali la Germania dovete accettare le pretese di Parigi sul Marocco ma in cambio ottenne alcuni territori francesi del Congo.
Il Congo di Leopoldo II
Leopoldo II, re del Belgio, fece del Congo una sua proprietà personale. Gli diede il nome di Stato Libero del Congo e si dichiarò Sovrano del Congo. La popolazione indigena venne impiegata soprattutto nella raccolta di caucciù, una sostanza necessaria alle esigenze del nuovo mercato dell’automobile.
L’attività di raccolta della gomma si svolgeva tramite il più spietato sfruttamento della manodopera indigena, basato su un regime di terrore e di violenza indiscriminata. Il controllo delle diverse fasi di lavoro era affidato a violente truppe mercenarie al servizio del Sovrano.
La mortalità dei congolesi e i crimini perpetrati sulla popolazione raggiunsero livelli altissimi in quel periodo. Sorsero così voci di protesta contro il sovrano che aveva trasformato uno stato dell’Africa in un campo di prigionia a cielo aperto, ma lo sfruttamento del Congo continuò ancora per molti anni.
Corsa agli armamenti
Mentre i cittadini europei si dilettavano con il cinema e il teatro tra passeggiate fuori porta e invenzioni straordinarie, aumentavano le tensioni internazionali.
Dopo l’incidente di Agadir che aveva provocato la seconda crisi marocchina, tutti i governi europei iniziarono una vera e propria corsa agli armamenti e gli Stati maggiori perfezionarono le strategie di guerra.
Nei paesi europei i movimenti nazionalisti intensificarono la loro propaganda per influenzare l’opinione pubblica, soprattutto in Germania e in Francia.
In Germania si diffuse una vera e propria sindrome da accerchiamento. La percezione era aumentata nel 1907 dopo che la Russia si era unita all’Intesa Cordiale. Era nata dunque la Triplice intesa. La triplice intesa è quindi l’alleanza tra Inghilterra, Francia e Russia che si contrapponeva alla Triplice alleanza, che era stata costituita nel 1882 tra Germania Impero austroungarico e Italia. Questi blocchi contrapposti di alleanze mostravano una pericolosa tensione nei rapporti internazionali. La tensione tra i due blocchi contrapposti venne ulteriormente esasperata dall’ennesima crisi scoppiata nei Balcani.
È necessario ricordare che mentre nell’Europa occidentale nel corso dell’Ottocento si erano formati gli stati nazionali, la parte occidentale del continente era dominata dei tre grandi stati multinazionali: l’impero Russo, l’impero austro-ungarico e l’impero Ottomano.
La presenza di nazionalità diverse entro la stessa compagine statale aveva dato luogo a conflitti e a tensioni indipendentiste. L’instabilità caratterizzava quindi la vita politica e sociale di quelle regioni.
La polveriera balcanica
Sulla penisola balcanica le cause di tensione erano molteplici: le rivendicazioni nazionali da un lato, gli interessi delle grandi potenze dall’altro davano origine ad una miscela esplosiva. Nei Balcani il potere era in mano all’Impero ottomano che però progressivamente stava perdendo forza e potere. Man mano che l’impero Ottomano si indeboliva e perdeva la capacità di controllo su quell’area, si accentuava l’instabilità della regione balcanica. Nel 1878 al Congresso di Berlino, il cancelliere tedesco Bismarck era riuscito a mantenere stabile la situazione balcanica: era riuscito a contenere le pretese russe nell’area e a puntellare ancora una volta l’impero Ottomano per impedire che il suo sgretolamento aprisse la strada a un conflitto internazionale.
Gli interessi delle grandi potenze: Austria
L’Austria era l’unica potenza politica europea priva di imperi coloniali; considerava quindi I Balcani come legittima area su cui estendere la sua sfera di influenza. In questo suo progetto era appoggiata dalla Germania.
Gli interessi delle grandi potenze: Russia
Ma anche la Russia considerava i Balcani come il perno della propria strategia di espansione verso il Mediterraneo. L’impero zarista, mentre si ergeva a difesa delle aspirazioni nazionali dei popoli balcanici, dei popoli slavi, dei popoli ortodossi, aveva l’intenzione di espandersi verso i Balcani per acquisire l’accesso al Mediterraneo.
Gli interessi delle grandi potenze: Italia
Forse stona considerare l’Italia una grande potenza, ma l’intenzione del nostro governo era proprio questa: atteggiarsi da grande potenza e conquistare il proprio impero coloniale. Per questo voleva inserirsi nel disfacimento dell’impero Ottomano per affermare la propria egemonia sull’Adriatico.
Gli interessi delle grandi potenze: Gran Bretagna
Anche la Gran Bretagna aveva interessi nel Mediterraneo. Infatti dal 1878 l’isola di Cipro era passata sotto il suo controllo ed era amministrata come protettorato dell’Impero britannico. Per questo la Gran Bretagna voleva difendere i suoi interessi mediterranei.
Gli interessi degli stati nazionali: Serbia
La Serbia aveva come obiettivo la liberazione dei Balcani dall’oppressione ottomana e la realizzazione di stati nazionali autonomi e si pose quindi alla testa delle rivendicazioni nazionali anti turche dei popoli di lingua slava. Con la Serbia anche Romania Montenegro e Grecia volevano espandere i loro territori a spese del grande e oppressivo impero Ottomano. In questo erano appoggiati dalla Russia ma erano in netto contrasto con la Bulgaria.
Insurrezione a Istanbul
La situazione peggiorò quando nel 1908 i Giovani turchi insorsero a Istanbul. Il movimento dei Giovani turchi rivendicava una trasformazione della monarchia ottomana: chiedeva una costituzionale liberale al posto della monarchia assoluta degli Ottomani.
La sollevazione dei Giovani turchi portò alla deposizione del sultano e diede un duro colpo alla solidità e alla credibilità internazionale dello stato ottomano.
Ma non bastò questo: sempre nel 1908 l’Austria, per arginare l’espansionismo servo, decise di annettere arbitrariamente la Bosnia-Erzegovina, una regione sulla quale esercitava già il protettorato. Questa azione fu vista come una prepotenza dalla Serbia che divenne sempre più ostile.
Occupazione della Libia
Anche l’Italia, interessata al controllo delle coste adriatiche, voleva indebolire l’Impero ottomano. Decise quindi di attaccare la Libia, territorio ottomano e inferse un altro duro colpo all’Impero, incoraggiando così le ribellioni dei popoli balcanici.
Guerre balcaniche
Nel 1912 e nel 1913 la penisola balcanica fu teatro di due conflitti che cancellarono il dominio ottomano nei Balcani e accentuarono le tensioni tra Impero austroungarico e Serbia. Ma queste tensioni non si limitarono all’aera balcanica: infatti la polveriera balcanica esplose e trascinò in guerra tutta l’Europa.
1912 nei Balcani
Serbia, Montenegro, Bulgaria e Grecia, con il patrocinio della Russia, si unirono nella Lega balcanica. Nel 1912 dichiararono guerra all’Impero Ottomano. Il conflitto si concluse con la vittoria della Lega e la Macedonia, che fu divisa tra serbi e greci. La Bulgaria rimase esclusa dalla spartizione.
1913 nei Balcani
Nel 1913 una seconda guerra balcanica contrappose Serbia, Montenegro, Grecia, Romania e infine la Turchia contro la Bulgaria che, nonostante fosse appoggiata dall’Austria, fu sconfitta.
Dai Balcani alla Grande Guerra
A seguito di questi conflitti l’impero Ottomano perse quasi tutti i suoi possedimenti nei Balcani. La Serbia, vittoriosa in entrambe le guerre, si ritrovo ad essere la maggiore potenza regionale. Rimase però insoddisfatta causa della presenza dell’Austria in Bosnia e per la mancanza di un accesso sul mare. Infatti l’Austria, appoggiata dall’Italia aveva imposto la creazione tra Serbia e mar Adriatico di uno stato autonomo, lo stato dell’Albania, abitato da popolazioni slave.
Dal canto suo l’Austria subì una grave sconfitta politica poiché non era riuscita a contenere l’espansione della Serbia che era diventata il punto di riferimento per le aspirazioni nazionalistiche delle popolazioni slave.
Le guerre balcaniche sono premessa drammatica della Grande Guerra sia per la spietatezza che per le atrocità e le violenze verso i civili che le caratterizzano. I conflitti balcanici anticipano la terribile disumanizzazione della guerra che sarà tipica delle esperienze del Novecento, dall’inizio del secolo fino alle tragiche guerre etniche e nazionalistiche scoppiate proprio nei Balcani negli anni 90.
Fonti
Paolucci, Signorini LA STORIA IN TASCA – Vol.5 © Zanichelli 2012 con lezioni di Cittadinanza e Costituzione
Fossati Luppi Zanette, Parlare di storia, Pearson