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Adoro l’estate! Io abito in Trentino e il clima è spesso abbastanza rigido. Ma finalmente in estate si può girare con un abbigliamento leggero e godere della limpidezza delle acque dei laghi. Però, come in tutte le cose belle, c’è una prova da superare: la fatidica e temibile prova costume!

Quante diete si affrontano in vista di questa prova che arriva ogni anno?

Certo, il problema, quello vero, è che indipendentemente dalla perfetta forma fisica, che è spesso un miraggio, il tema della corretta alimentazione resta uno dei temi caldi della nostra società. E ognuno di noi sa che la salute passa anche attraverso una corretta alimentazione.

Come oggi, anche in passato il tema del cibo era importante e, nel Medioevo, era rilevante soprattutto nei suoi estremi: lo spettro della carestia e il peccato dell’ingordigia.

Nei primi secoli del secondo millennio, quando le tecniche agricole non erano ancora molto sviluppate, i frutti della terra dipendevano quasi esclusivamente dalle condizioni meteorologiche.

I cumuni allestivano emormi magazzini per stivare riserve alimentari in modo da sfamare la popolazione; quando il raccolto era regolare i magazzini venivani riempiti e poi, nei perido di magra, vi si accedeva. Ma se una stagione intera andava male anche le riserve immagazzinate non bastavano: quando siccità o altre calamità si abbattevano sulle messi, la fame mieteva le sue vittime.

Ma negli ambienti in cui la ricchezza abbondava, gli uomini godevano dei piaceri della tavola tanto che, per nobili e borghesi, il peccato di gola era considerato uno dei più gravi. 

Dante Alighieri, nella sua Commedia, ci presenta diverse schiere dei peccatori.

Un’attenzione particolare viene dedicata ai golosi sia tra i dannati dell’Inferno che tra i penitenti del Purgatorio.

Nel terzo cerchio della voragine infernale, sotto lo sguardo latrante di Cerbero, il cane a tre teste, sono puniti i golosi. Questi giacciono rotolanti a terra, percossi da una pioggia inarrestabile, fatta di acqua sporca, grandine e neve. Il suolo è ridotto ad una melma maleodorante in cui si rigirano i golosi. 

Qui Dante incontra Ciacco. Si tratta di un personaggio realmente esistito, di cui si conosce solo il soprannome che è epigrammatico: il termine ciacco infatti ha il doppio significato di maiale e di ingordo.

Ciacco era un personaggio famoso nella Firenze di fine Duecento e di lui parlano sia Dante che Boccaccio. Era famoso proprio a causa della sua incredibile ingordigia: le persone lo invitavano alle feste per divertirsi a guardare quanto riuscisse a fagocitare in un unico pasto.

Dante, nel descrivere Ciacco ridotto a rotolare come un maiale assieme agli altri golosi, non vuole giudicare il vizio di questo o di altri uomini, ma vuole regalarci un’immagine preziosa. 

Il poeta infatti descrive qui le sensazioni che proviamo quando eccediamo con il cibo

  • Quando ci capita di mangiare troppo, avvertiamo un crescente senso di nausea.
  • Quando poi arriviamo all’esagerazione spesso ci sentiamo disgustati.
  • Può accadere anche di non riuscire più a mangiare un certo cibo, quando ne abbiamo fatto indigestione. 

Le parole di Dante suscitano nel lettore proprio quelle emozioni che prova quando eccede nella gola; quindi l’Inferno ci descrive quello che viviamo, quando assumiamo comportamenti poco salutari. 

Nel Purgatorio troviamo di nuovo i golosi, che nella vita hanno ecceduto nel piacere della gola ma che hanno capito di aver sbagliato. 

Quando mangiamo troppo e ci sentiamo appesantiti, spesso facciamo buoni propositi e decidiamo che non accadrà più. A volte riusciamo nei nostri intenti, altre no. Però quando ci riusciamo spesso decidiamo di metterci a dieta. 

  • Le anime dei golosi percorrono una delle cornici del Purgatorio, che è un monte scandito da sette cornici dove ci si purifica prima di arrivare in Paradiso.
  • Questi penitenti sono in movimento: corrono lungo la cornice.
  • Sono in astinenza, cioè non possono mangiare, perché questo fa parte del percorso di purificazione.
  • Ma la cosa interessante è che queste anime si trovano in un luogo bellissimo: alberi da frutto carichi di colorati frutti maturi, prati verdeggianti e ruscelli freschi e gorgoglianti. Un luogo perfetto anche per noi dove trascorrere vacanze in relax. 

Qual è quindi il messaggio che Dante ci invia attraverso le sue terzine? Il poeta indica i principi di un corretto stile di vita: movimento all’aria aperta, in un luogo delizioso, allietato dal cinguettio tra le fronde e dal gorgoglio di ruscelli cristallini. 

L’intuizione dantesca è particolarmente importante perché il poeta comprende che, quando le persone mangiano troppo, lo fanno perché devono riempire un buco dell’anima. Infatti, se lo stomaco si riempie presto, i dolori e le sofferenze dell’anima invece aprono voragini dentro noi stessi.

L’eccesso di cibo, il consumo di cioccolata o l’abuso di alcolici, sono pratiche comuni utilizzate per cercare di placare l’inquietudine dell’anima o per corire vortici di dolore.

La cioccolata infatti ha il potere di attivare la dopamina e quindi, a volte, si esagera nel consumarla per attivare questo prezioso ormone capace di regalarci benessere. Gli alcolici invece riescono a rilassarci e ad ottenebrare la nostra mente.

Dante, che ha vissuto situazioni drammatiche, che si è trovato, da un giorno all’altro ecluso dalla sua città, diviso dalla famiglia e condannato a morte ingiustamente, sa che il cuore può far male, male davvero. Sa quindi che i dolori dell’anima vanno nutriti. Per questo pone i penitenti in un luogo paradisiaco: lui sa che la bellezza sa offrire il prezioso nutrimento di cui l’anima ha bisogno per ritrovare pace. 

Il poeta quidi, nella sua opera immortale, oltre a regalarci bellezza infinita, è in grado di costuire percorsi di benessere, come quello che attraverso l’ammirazione ci porta a poter superare la prova costume!