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Industrializzazione e trasformazione della società 

L’industrializzazione che caratterizzò i paesi europei e gli Stati Uniti d’America nel corso del XIX secolo ha portato a radicali trasformazioni sociali, economiche e culturali.  

Il nuovo sistema di produzione industriale offrì molti vantaggi ai cittadini:

  • La possibilità di uno stipendio sicuro.
  • La disponibilità di prodotti di consumo fino ad allora riservati a pochi.
  • L’accesso al mondo del lavoro, che non richiedeva né specifica preparazione, né particolare forza fisica permise l’accesso al lavoro a donne e ragazzi. 

Ma il lavoro in fabbrica portò un pesante sfruttamento del lavoro degli operai da parte degli industriali; in particolare le donne e i bambini pagarono un costo elevato all’industrializzazione.

Il fatto che ci fosse molta disponibilità di manodopera permise ai proprietari delle fabbriche di sfruttare le classi lavoratrici, facendo lavorare gli operai fino a 14-16 ore al giorno.

Nel corso dell’Ottocento, la situazione andò progressivamente migliorando grazie alle lotte operaie e sindacali.

Anche lo stato intervenne a normare il lavoro e a riconoscere i diritti fondamentali dei lavoratori come:

  • il diritto all’assistenza per gli infortuni sul lavoro; 
  • il sistema di previdenza obbligatorio,
  • la riduzione del numero di ore di lavoro, 
  • l’indicazione di un’età minima per accedere al mondo del lavoro, 
  • il riconoscimento del diritto all’assistenza per maternità.  

Da schiavi gli operai divennero cittadini che avevano diritto anche all’istruzione obbligatoria e gratuita e a un reddito che garantisse una vita dignitosa.

Quando l’operaio poté iniziare a comperare i prodotti che produceva nacque la società dei consumi.  

Dopo la scolarizzazione e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa si assistette progressivamente all’estensione del suffragio.

Un primo effetto della scolarizzazione fu lo sviluppo dell’editoria. Nuovi giornali e nuovi testi letterari si adeguarono ai gusti dei nuovi lettori.

Nacque la letteratura di massa, i romanzi d’appendice che erano allegati ai giornali in uscita. 

Nascita dei partiti di massa 

In tutta Europa si assistette, in conseguenza dell’estensione del suffragio, alla nascita di partiti che si facevano portavoce delle istanze del popolo, della massa. Nascono così i “partiti di massa”.

Inesorabilmente questi movimenti costruirono strutture organizzate che avevano un centro di potere nazionale e ramificazioni sul territorio nazionale.

Tali partiti elaborarono poi i loro programmi politici.

Molti si iscrissero ai partiti popolari.

I primi partiti che si interessarono alla massa furono i partiti di ispirazione socialista: questi rappresentavano gli interessi dei lavoratori. I sindacati nati per garantire i diritti minimi ai lavoratori furono un valido sostegno per i partiti socialisti.

I partiti socialisti, fin dalla loro nascita, furono caratterizzati da un dissidio interno: si divisero tra riformisti e rivoluzionari.

I riformisti volevano ottenere una maggiore giustizia sociale attraverso le riforme promosse dai governi.

I rivoluzionari si ispiravano alle idee di Marx e ritenevano che fosse necessario scatenare una rivoluzione armata per poter ottenere legittimi diritti.

Questa divisione interna portò, nel corso del tempo, a delle vere e proprie scissioni:

  • il partito socialdemocratico russo si divise in menscevichi e bolscevichi,
  • i partiti socialisti europei si divisero e diedero vita ai partiti comunisti.  

All’inizio del Novecento nuovi partiti si affiancarono ai partiti di massa: i partiti di ispirazione cattolica.

Dopo l’enciclica papale De rerum novarum, del 1891, si svilupparono movimenti politici che avevano lo scopo di rappresentare e sostenere il mondo contadino.

Con tale enciclica il papa Leone XIII aveva inaugurato la politica sociale della chiesa.

L’obiettivo era quello di garantire maggiore giustizia sociale, collaborazione tra le diverse classi sociali e aiuto reciproco.

In Italia i difficili rapporti tra Stato e Chiesa, definiti La questione romana, hanno ritardato la nascita di un partito di massa a ispirazione cattolica.

Nel 1919 nacque il Partito popolare italiano, guidato da don Luigi Sturzo

Sia i movimenti di ispirazione cattolica che quelli di ispirazione socialista erano concordi nella richiesta di una maggiore giustizia sociale.

La differenza tra i due partiti stava nei metodi utilizzati per raggiungere tali obiettivi:

I socialisti volevano la lotta di classe, mentre i cattolici cercavano di ottenere risultati tramite negoziazione e collaborazione-

Il voto alle donne

Per le donne il lavoro in fabbrica diede l’occasione di emancipazione.

Verso la fine dell’Ottocento iniziò un movimento volto al riconoscimento alle donne dei fondamentali diritti civili e politici; tra questi si combatté anche per il diritto di voto.

La lotta per il diritto di voto iniziò nei paesi anglosassoni. Il movimento delle “suffragette” portò progressivamente al suffragio universale.

IL DIRITTO DI VOTO IN EUROPA
1893 – Nuova Zelanda
1901 – Australia
1917 – Russia
1918 – Gran Bretagna
1919 – Germania
1919 – Stati Uniti
1931 – Spagna
1944 – Francia
1946 – Italia
1971 – Svizzera
1976 – Portogallo