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L’opera

Due sono le tendenze musicali che dividono il mondo nell’Ottocento:

  • da una parte abbiamo la musica strumentale di Beethoven, musicista che crea composizioni di altissimo livello talvolta difficili da comprendere.
  • dall’altra abbiamo l’opera italiana.

Il musicista che più di tutti impersona la l’opera italiana di inizio Ottocento fu Gioacchino Rossini, il compositore più noto nell’Europa della prima metà dell’Ottocento.

Il lavoro di un compositore di Opera non si limitava solo alla creazione di una partitura musicale. La musica era solo una parte dell’evento che il compositore doveva contribuire a creare.

Ogni allestimento era unico, ogni replica era un evento a cui collaboravano diverse figure professionali come il librettista, lo scenografo, i solisti, il coro e il regista

Ogni partitura era solo un progetto, che doveva trovare una realizzazione di volta in volta diversa a seconda delle circostanze e delle esigenze di ogni singolo allestimento.

Capitava spesso inoltre di dover adattare anche le parti scritte alle caratteristiche vocali dell’interprete. E questo non era considerato come una modifica dell’originale, ma come una delle tante infinite possibilità di rendere viva un’opera, di renderla fruibile.

Non si deve pensare che l’autore dell’opera ottocentesca lasciasse totale libertà i suoi esecutori, però, lo stesso maestro prevedeva che la sua partitura venisse modificata a discrezione delle esigenze degli interpreti.

Gioacchino Rossini

Gioacchino Rossini nasce nel 1792, a Pesaro, in una famiglia di musicisti.

La madre è una cantante lirica che si esibisce nei teatri provincia, il padre è un suonatore di corno e di tromba e Gioacchino suona già precocemente in orchestra diversi strumenti. Inizia da piccolo anche a comporre.

Il giovane Rossini mostra rapidamente il suo talento tanto che le sue composizioni strumentali più eseguite sono probabilmente composte quando lui ha solo 12 anni.

Intorno ai quindici anni compone un’opera che si intitola Demetrio e Polibio.

Le prime opere che gli danno la fama sono opere comiche.

La sua attività compositiva ha spaziato attraverso vari generi musicali ma viene ricordato principalmente per le opere:

  • Il barbiere di Siviglia,
  • Un italiano in Algeri,
  • La gazza ladra,
  • La Cenerentola,
  • Il turco in Italia,
  • Semiramide,
  • Guglielmo Tell.

Rossini compone la sua prima opera all’età di 14 anni e scrive 39 opere importanti in 19 anni. Poi nel 1829 abbandona completamente l’attività compositiva; affetto da una grave depressione muore nel 1868 nella campagna parigina dove si era ritirato a vivere.

Per la velocità della scrittura e per la precocità della sua capacità compositiva è soprannominato il Mozart italiano. Per la sua forza trascinante Gioacchino Rossini domina la scena dell’opera europea tanto che Stendhal lo definisce “il Napoleone di un epoca musicale” e Mazzini “un titano di potenza e di audacia”.

Caratteristiche dell’opera di Gioacchino Rossini

  • Secondo alcuni autori la carica della musica rossiniana risiede nel ritmo.
  • Secondo altri invece è la capacità di adattare le parole del testo per renderle nel modo più naturale possibile e trasformarle in musica.
  • Rossini ha la capacità di frammentare le parole di creare dei nonsense proprio nei momenti in cui i suoi personaggi sono in preda alla confusione e la confusione mentale si trasforma anche nella confusione del pensiero logico.
  • Ecco che quindi le voci umane si strumentalizzano e diventano funzionali alla musica.
  • Ma allo stesso tempo nelle opere di Rossini gli strumenti si umanizzano: la struttura fraseologica delle melodie che sono affidate all’orchestra soprattutto nelle parti introduttive è vocale, è parlante, è come se gli strumenti volessero preparare l’ascoltatore al ritmo della voce. Si crea quindi un dialogo vocale strumentale che caratterizza le opere di Rossini.

Nell’idea di Gioacchino Rossini la musica del teatro non deve rappresentare solo i singoli avvenimenti o le particolarità delle emozioni degli affetti dei personaggi; secondo lui per raggiungere questo bastano il testo e l’azione drammatica.

La musica secondo Rossini si propone un fine più elevato, più ampio e più astratto: la musica deve creare l’atmosfera morale che riempie il luogo in cui i personaggi rappresentano l’azione scenica.

La musica stessa esprime:

  • i desideri a cui aspirano i personaggi,
  • la speranza che anima i personaggi,
  • l’allegria che caratterizza i personaggi,
  • la felicità a cui i personaggi sono tesi,
  • anche l’abisso in cui i personaggi stanno per cadere.

La musica quindi veicola già l’emozione che viene raccontata dal testo e dal dramma.

Le opere serie rossiniane sono circa il doppio rispetto alle opere buffe e le opere serie sono più importanti dal punto di vista storico rispetto alle opere buffe.

Bisogna dire che, per quanto riguarda l’opera buffa, Rossini porta a compimento un genere musicale. Con lui l’opera buffa raggiunge l’apice di perfezione. Ma questo ne decreta però la successiva estinzione.

Mentre per quel che riguarda l’opera seria lui avvia nuove convenzioni che diventeranno stabili nell’opera italiana per tutto L’Ottocento.

Quali sono le novità formali codificate da Gioacchino Rossini?

  • Le arie sono divise in più sezioni di andamento contrastante.
    • Scena – recitativo spesso accompagnato dagli strumenti, coro.
    • Cantabile – la sezione lenta dell’aria.
    • Sezione intermedia dell’aria – qui avvengono le novità che introducono la cabaletta successiva.
    • Cabaletta – la sezione veloce dell’aria che scarica la tensione accumulata dal cantabile. La cabaletta viene ripetuta due volte e nella seconda ripetizione il cantante improvvisa delle fioriture virtuosistiche.
  • Impiego di un finale concertato cioè costituito da tre movimenti: un allegro, un largo di stupore o “concertato dell’imbarazzo” e una stretta.
  • L’incremento dei pezzi da assieme rispetto alle arie. Le arie, che venivano cantate dai solisti, diminuiscono sempre più di numero; sono sempre più pezzi in cui i solisti concertano.
  • Tendenza a costruire grandi scene unitarie, di ampio respiro, unificate talvolta dal ritorno della stessa melodia.
  • In ambito armonico si utilizzano modi paralleli: si utilizzano il modo maggiore e il modo minore costruiti sulla stessa tonica: il do maggiore viene considerato una sfumatura del do minore per cui si continua a transitare a modulare dal do maggiore al do minore, dal do minore si transita poi al mi bemolle Maggiore che è la sua scala corrispondente.
  • Viene data enorme importanza al ritmo. Questo comporta spesso l’utilizzo di melodie molto brevi, semplici, quasi rudimentali che possono essere ripetute in ostinato senza annoiare. Questa viene utilizzato soprattutto nei crescendo. Si utilizzano anche relazioni armoniche schematiche.
  • Viene abolito sempre di più il recitativo secco soprattutto nell’opera seria; il recitativo è accompagnato e sempre più drammatico.
  • Si introduce la scrittura per esteso delle fioriture. Solitamente il solista fiorisce, arricchisce, la melodia con i suoi virtuosismi. Rossini sceglie però di scrivere anche le fioriture perché tutta la sua musica era già ricca e fiorita che non poteva togliere le fioriture per lasciarle alla libertà dell’esecutore e lasciare una melodia scarna ed essenziale.
  • Un altro elemento importante risiede nella importanza del coro che in alcuni casi diventa un vero e proprio personaggio.

Queste tendenze sono più accentuate nelle opere che Gioacchino Rossini scrive per il pubblico parigino.

Ad esempio, nel Guglielmo Tell, Gioacchino Rossini inserisce elementi che anticipano già il Romanticismo. Troviamo infatti

  • il soggetto patriottico,
  • elementi musicali che tratti dal folklore popolare (si serve di canti popolari svizzeri di richiamo per le vacche),
  • riduzione delle arie solistiche,
  • grande importanza al coro che conferisce maggiore monumentalità all’insieme e sposta il baricentro dell’Opera, dalle vicende private, alla rappresentazione della vita e della lotta del popolo.
  • presenza della natura straordinaria, quasi fosse essa stessa un personaggio.

Il Guglielmo Tell costituisce uno dei primissimi esempi del principale genere operistico romantico francese il grand opéra.

Il barbiere di Siviglia

Il barbiere di Siviglia è una delle opere più famose di Gioacchino Rossini. Realizzata per il Carnevale del 1816, è un’opera buffa in due atti, su libretto di Cesare Sterbini tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais.

Cesare Sterbini nasce a Roma nel 1783 nipote di un compositore poeta e librettista.

Giovanissimo ottiene una cattedra per insegnare greco. Conosce la letteratura drammatica greca, latina, italiana, francese e tedesca ed è un buon poeta teatrale.
Si guadagna da vivere come funzionario nell’amministrazione pontificia. Scrive Il Barbiere di Siviglia per Rossini: gli era stato chiesto un dramma per Carnevale e la scelta cade su questa opera buffa di Beaumarchais.

Il testo originale viene versificato e vengono introdotti i cori, indispensabili all’effetto musicale in un grande teatro.
Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Scrittore e drammaturgo francese, nasce a Parigi nel 1732.

Figlio di un orologiaio percorre per alcuni anni la via paterna. Inventa anche un nuovo sistema per regolare il movimento degli ingranaggi nell’orologio.
Questo sistema gli viene “rubato” da un orologiaio rivale. Lui pubblica la sua protesta e si rivolge anche all’Accademia delle scienze.

Ottiene giustizia e questo gli dà visibilità alla corte francese tanto che Beaumarchais si autonomina orologiaio del Re.

La sua vicinanza alla corte di Luigi XV gli consente addirittura ad acquisire un titolo nobiliare.
Riesce a diventare socio di un banchiere ed entra così nel mondo finanziario francese. Si trova coinvolto anche in un lungo processo.
Trascorre del tempo in prigione, ma grazie alla sua abilità e al suo “sense of humor” la sua innocenza viene riconosciuta e la sua popolarità accresciuta.   

Il suo legame con la corte lo porta a compiere missioni segrete sia per Luigi XV che per il suo successore Luigi XVI.
Inoltre, allo scoppio della rivoluzione americana si dà da fare per rifornire di armi gli insorti americani contro l’Inghilterra. La sua è una vita avventurosa e diverse volte finisce addirittura in carcere.

Più volte subisce gli incerti della sorte, con successivi tracolli finanziari, ma ogni volta, con astuzia, abilità e arte riesce a uscire dagli impicci e a risollevare le sue finanze.  

Sostenitore delle idee illuministe e dei philosophes si spende per il riconoscimento del diritto d’autore e nel 1783 avvia, a sue spese, la pubblicazione delle “Opere complete” di Voltaire.

Beaumarchais muore a Parigi nel 1799.  

Quello che ha reso il suo nome immortale però non sono state le sue avventure, ma la stesura di alcuni drammi teatrali comici tra cui Il barbiere di Siviglia e Le nozze di Figaro.
Figaro è un barbiere intelligente astuto e scaltro.
Nel delineare i tratti di Figaro, Beaumarchais traccia un ritratto di sé stesso: un intraprendente avventuriero, arguto, sagace allegro e un po’ filosofo, rappresentante della borghesia nella sua fase ascendente.

La sua opera è anche un monumento all’intraprendenza e alla mancanza di scrupoli della borghesia del Settecento, nei confronti della corrotta e decadente nobiltà.

Il personaggio di Figaro simboleggia una fase storica. Il suo spirito indipendente, la volontà e le risorse del suo ingegno finiscono per aver ragione dei potenti, i cui privilegi non corrispondono più a un effettivo ruolo sociale.  

È una caratteristica di molti scrittori di quest’epoca mescolare la realtà con la finzione, come succede ad esempio a Goethe e a Foscolo nei loro romanzi epistolari.  

Nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis è spesso difficile delineare il confine tra le vicende e la personalità di Ugo, l’autore, e quelle di Jacopo il protagonista del romanzo. Ma anche la riforma del teatro di Goldoni mostra la grandezza di personaggi che erano tradizionalmente e socialmente relegati a ruoli di subordine: e infatti Colombina, servetta maliziosa, diventa La locandiera, padrona di una locanda che sa imporsi sulla tracotanza della nobiltà.    

L’originalità di Beaumarchais va ricercata non tanto nella trama e nella caratterizzazione dei personaggi, quanto nel modo personale con cui racconta le vicende: ritmo, gaiezza, piglio e un linguaggio spontaneo e autentico.  

Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais disse:

Mi affretto a ridere di tutto e di tutti, per la paura di essere costretto a piangerne

Un uomo potente ci fa del bene, se appena non ci fa del male

Riassunto dell’opera rossiniana

Atto I

Il conte d’Almaviva aveva visto la bella Rosina e se ne era innamorato. Dopo aver individuato la casa dove lei abitava tutte le notti le canta delle serenate con la speranza di incontrarla. L’opera, ambientata a Siviglia, inizia quando è ancora buio.

Vicino alla casa di Don Bartolo arriva il conte d’Almaviva con il suo servitore Fiorello e alcuni musicisti Piano, pianissimo per cantare la serenata alla sua amata Rosina (Ecco, ridente in cielo).

La giovane però non si affaccia alla finestra, e il conte diventa impaziente; congeda i musicisti, dopo averli pagati, e aspetta in silenzio che lei appaia.

Ma Rosina vive praticamente prigioniera in casa perché il suo tutore, l’anziano Don Bartolo, interessato alla sua ricca dote, intende sposarla.

La bella Rosina soffre questa clausura ed è attratta dal giovane che canta le serenate sotto il suo balcone.

Mentre il Conte d’Almaviva aspetta sotto la casa della fanciulla, incontra Figaro, il barbiere della città, un uomo scaltro e intraprendente, che oltre a sistemare barba baffi e parrucche, sa risolvere faccende di ogni genere: è il factotum della città. Largo al factotum

I due si conoscono da tempo e il conte ne approfitta per chiedergli qualche informazione su Rosina. Incontro tra i due

Figaro gli spiega che Don Bartolo non è il padre di Rosina, ma il suo tutore, e che ne è molto geloso.

Figaro è pronto ad aiutare i due innamorati facendo da ‘messaggero’ e dando consigli al conte.

Rosina si affaccia finalmente alla finestra, ma il suo tutore la sorveglia sempre e dopo poco la fa rientrare in casa.

La ragazza però si è accorta della presenza del conte e lascia cadere una lettera in cui dichiara di essere interessata a lui e di essere tenuta come prigioniera in casa.

Il conte, su suggerimento di Figaro, le dichiara il suo amore cantando una canzone in cui si presenta come Lindoro, un semplice studente.

Il conte teme che la ragazza possa essere attratta dal suo ricco patrimonio, quindi quando le dichiara il suo amore, nonostante la stretta sorveglianza di Don Bartolo, le cela la sua identità. Dichiara così di chiamarsi Lindoro e di essere uno studente. Se il mio nome saper voi bramate

Figaro e Lindoro Conte d’Almaviva pensano ad una strategia per arrivare alla ragazza. Duetto Che invenzione prelibata

Figaro è pronto a trovare delle idee, ma fa capire al conte che … tutto ha un prezzo. Naturalmente il conte lo pagherà bene per i suoi servigi. Così il barbiere, entusiasta al pensiero del denaro, si attiva a cercare l’idea giusta. VIDEO All’idea di quel metallo

Bisogna ricorrere a dei travestimenti.

Figaro consiglia al Conte di presentarsi a Rosina facendo finta di essere un soldato ubriaco in congedo, con un permesso di soggiorno proprio in casa di don Bartolo.

Intanto Don Bartolo si consulta con Don Basilio, il maestro di musica della ragazza. Don Basilio gli reca la notizia che in città è arrivato il Conte d’Almaviva. I due sanno che lui è il pretendente della giovane. Basilio propone di liberarsi del conte calunniandolo, ma Don Bartolo ha fretta, nessuna calunnia ma matrimonio imminente. La calunnia è un venticello

Figaro, introdottosi in casa, rivela a Rosina che Don Bartolo si appresta a sposarla, ma la rassicura perché il conte la aiuterà a scappare.

Lei è molto felice di questo Dunque io son… tu non m’inganni? e gli consegna un biglietto per l’amato.

Ma rientra Bartolo che, sempre molto sospettoso, la interroga su cosa le abbia detto Figaro. Lei tergiversa ma il tutore vede le mani di lei sporche di inchiostro e gliene chiede conto. La fanciulla farfuglia e inventa qualche scusa, ma Don Bartolo capisce che c’è qualcosa che non va e le dice che ci vuol altro per ingannare un dottore come lui A un dottor della mia sorte.

Cerca allora di capire cosa abbia fatto Figaro in casa, ma i servitori non sanno rispondere perché il barbiere ha somministrato loro dei farmaci e così a berta è venuto il raffreddore e Ambrogio si è addormentato.
Arriva intanto il Conte travestito da soldato; fa irruzione nella casa di don Bartolo fingendosi ubriaco; ha anche un falso permesso di soggiorno procuratogli da Figaro. Arrivo del conte

Don Bartolo pur non riconoscendo nel soldato il Conte di Almaviva, cerca di allontanare l’uomo; ne scaturisce una lite che richiama in casa i Gendarmi.

Nella confusione generale (nel frattempo è entrato in casa anche Figaro) il Conte riesce a passare un messaggio a Rosina.

Quando cercano di arrestarlo il conte si fa riconoscere dal comandante, il quale si scusa con lui e fa ritirare le truppe. Arrivo dei soldati Don Bartolo rimane di stucco (Fredda ed immobile).

ATTO II

Nella dimora di don Bartolo arriva don Alonso, insegnante di musica e sostituto di don Basilio; in realtà si tratta sempre del Conte di Almaviva con un nuovo travestimento. Pace e gioia sia con voi Dichiara che Don Basilio sia ammalato.

Don Bartolo dubita delle reali intenzioni di tal sostituto; don Alonso allora gli porge la lettera che Rosina aveva scritto al Conte d’Almaviva. Riesce così a conquistarsi la fiducia del tutore e può finalmente parlare con Rosina.

Rosina capisce che quello è il suo amato ed è felicissima di prendere lezione di musica da lui (Contro un cor che accende amore).

Figaro intanto si presenta per tagliare i capelli a Don Bartolo. Questo permette ai due innamorati di parlare un attimo in pace. I due si accordano di incontrarsi a mezzanotte. Figaro riesce anche a sottrarre le chiavi di casa a Don Bartolo.

Poco dopo però arriva Don Basilio in forma come sempre.

Il conte allunga una borsa di denaro a Don Basilio per convincerlo ad andare via (Don Basilio! Buona sera, mio signore). Questo però lascia di nuovo Don Bartolo molto stupito e allarmato.

Consapevoli che Don Bartolo voglia concludere il contratto di matrimonio in breve tempo, gli innamorati si danno appuntamento alla mezzanotte. Un attimo dopo l’inganno viene comunque scoperto e il Alonso, Conte di Almaviva in incognito, è cacciato di casa.

Bartolo allora, avendo capito che il conte si è presentato a Rosina con l’identità di Lindoro, decide di ricorrere alla calunnia come suggerito da Basilio precedentemente. Così riferisce alla giovane che il giovane Lindoro altri non era che il portavoce dello sconosciuto Conte di Almaviva che la intende sposare. Per convincerla le mostra la lettera che gli aveva consegnato Lindoro – Alonso.

La ragazza si sente delusa per l’inganno e amareggiata e indispettita, acconsente allora a sposare Don Bartolo.

Così Don Bartolo manda a chiamare il notaio per siglare le nozze.

Prima di uscire però, saputo che per quella sera era prevista una fuga, Don Bartolo fa sorvegliare la casa. Berta, la vecchia cameriera si lamenta che non c’è mai pace (Il vecchiotto cerca moglie).

Per raggiungere la ragazza il Conte mette una scala e si arrampica, assieme a Figaro nella stanza di Rosina. Così i due entrano dalla finestra.

Rosina mostra tutta la sua rabbia: dichiara di essersi innamorata di Lindoro e non del Conte che, secondo Bartolo, lui le vuole far sposare.

Il giovane allora svela tutti i suoi travestimenti, le spiega per qual motivo lui si sia presentato a lei col nome di Lindoro. Quindi le chiede di sposarla. La bella Rosina accetta la proposta del Conte. Ah! qual colpo inaspettato

Ma quando i tre stanno per fuggire, si accorgono che la scala fuori dalla finestra di Rosina, è stata tolta. Infatti don Bartolo aveva visto la scala, e sospettando la presenza di un estraneo in casa l’aveva tolta per andare poi a chiamare le autorità.

Infatti ricordando che in casa sua era arrivato un soldato ubriaco che era stato lasciato andare, non si fida della polizia. Corre quindi direttamente dal magistrato.

Nel frattempo, il notaio fatto chiamare da don Bartolo arriva in casa e viene accolto da Figaro e dal Conte.

Don Bartolo non si vede e i due, approfittando della prolungata assenza del padrone di casa, convincono il notaio che il matrimonio che era stato chiamato a redigere fosse quello tra il Conte e Rosina.

Così quando don Bartolo ritorna a casa il contratto di matrimonio è già stato siglato.

La rabbia del tutore viene però presto placata: il Conte decide di rinunciare alla dote portata da Rosina e la dote resta così a don Bartolo il quale, interessato solo al capitale, può anche benedire gli sposi.

Clicca qui per vedere il video dell’opera sottotitolato in italiano

Fonti

  • https://www.youtube.com/watch?v=bH01MQ2aqY4&t=4640s
  • http://www.nonsolobiografie.it/biografia_pierre_augustin_caro_beaumarchais.html
  • https://www.treccani.it/enciclopedia/pierre-augustin-caron-de-beaumarchais/
  • https://www.baroque.it/societa-barocco/pierre-augustin-caron-de-beaumarchais.html
  • http://www.cantarelopera.com/libretti-d-opera/il-barbiere-di-siviglia-di-gioacchino-rossini.php
  • M. Carrozzo, C. Cimagalli, Storia della musica occidentale, Armando editore, Roma 2006